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DANTE TIMES

VEDI NAPOLI, POI MANGIA

Articolo scritto da Eduardo Montoya Montiel



Piazza Santa Maria la Nova 14, Napoli, Italia

Ostello Tric-Trac

1 marzo 2024

10:45 am



Dopo 16 giorni in giro per l'Italia per la prima volta, ero all'ultima fermata del mio viaggio, dopo essere stato a Roma, Firenze, Venezia e Milano, non potevo dire addio da nessun'altra parte se non nella magica città di Napoli, dove il Vesuvio è re e Diego è Dio.

 

Nel mio viaggio da Città del Messico, treni, aerei e la metropolitana erano stati una costante inevitabile, così, dopo tanti giorni di viaggio, mi ritrovavo stanco, sdraiato sulla cuccetta che condividevo con Eric Pignone, un ragazzo italo-polacco ventenne di Ventimiglia, un piccolo paese al nord, nella parte rurale, con cui avevo fatto amicizia e che mi ha detto, era a Napoli perché stava sostenendo gli esami per essere arruolato nell'esercito.

 

Una sera prima, quando ero arrivato in ostello, dopo esserci presentati in modo informale come si fa di solito negli ostelli, Eric mi aveva salutato dicendo: “vedi Napoli, poi mangia” cosa che non avevo capito molto bene nel momento, ma poi ho scoperto che si riferiva ad un film italiano del 1951 intitolato “vedi Napoli, poi muori” che infatti, era una celebrazione alla città.


In precedenza, durante la mia permanenza in altre città, più viaggiatori mi avevano commentato su Napoli e il suo cibo, ma Eric, senza saperlo, è stato la mia guida culinaria, perché sebbene parlassimo solo di notte, quando tornava dalla sua estenuante giornata di attività fisica per gli esami, ho prestato attenzione ai luoghi che mi raccontava gli erano piaciuti quando aveva precedentemente visitato Napoli con sua sorella Sandra e i suoi genitori.

 

In uno dei suoi racconti mi aveva consigliato di andare alla pescheria O'Puzzulano, un piccolo locale familiare in via dei Tribunali, dove secondo lui, si mangiano le ostriche più fresche che avesse mai assaggiato, e che venivano sempre servite con un bicchierino di prosecco, lo spumante italiano per eccellenza.

Fotografía tomada por Eduardo Montoya Montiel


Io, senza molta idea, mi aspettavo di trovare una trattoria classica come in altre città, ma la mia sorpresa è stata grande quando al mio arrivo ho trovato una vera pescheria, non un ristorante, ma un posto dove il pesce si offriva vivo e servito al momento. Fuori, in secchi e contenitori, avevano una grande varietà di polpi, calamari, aragoste e ovviamente le ostriche che venivano pubblicizzate con un piccolo cartello che diceva “2 ostriche e prosecco 5 euro”. dopo di che, mi sono avvicinato al ragazzo che serviva fuori al negozio, di cui non ho mai saputo il nome, poiché avevo solo chiesto il suggerimento di Eric.


Quel ragazzo, senza esitazione, ha preso la prima ostrica e con una spinta decisa del coltello verso la bocca del mollusco l’ha aperto per poi procedere a tagliare una fetta di limone giallo che ha spremuto sull'animale, dopo di che, in un bicchiere di plastica ha servito un poco dal vino che si raffreddava sullo stesso vassoio delle ostriche, mentre io con la lingua e i denti ho separato la carne per masticarla fino a quando il sapore salato dell'acqua che ancora gocciolava e il tocco acido del limone si sciolsero in bocca, per poi bere un generoso sorso di prosecco, per nulla presuntuoso, ma che gli ha dato un tocco fantastico a quello che veniva pubblicizzato come cibo da strada.


Fotografía tomada por Eduardo Montoya Montiel


Aveva ragione Eric, ho visto Napoli non per morire, ma per vivere l'Italia, quella é stata la grande accoglienza che mi ha dato il sud e per la quale ho promesso di ritornare, perché come ha detto  il famoso regista Paolo Sorrentino nel suo più recente film “é stata la mano di Dio” ma è mai possibile che ‘sta città non te fa veni in mente nient’ a raccuntà? Oggi posso dire di sì, ha ancora molto da raccontarmi, attraverso la sua gente, le sue strade, i suoi castelli, il suo cibo...

 

Fotografía tomada por Eduardo Montoya Montiel











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