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Un viaggio attraverso i dialetti d’Italia

Immagine del redattore: Eduardo MontoyaEduardo Montoya

A ‘bbona giornata a tutt’ quant’ cumpagn mij!


Difficile da capire, vero? Beh, lascia che ti racconti che quello che hai appena letto è scritto in napoletano, un dialetto che, come suggerisce il nome, si parla nella città di Napoli. E, come questo, esiste una sorprendente varietà di dialetti in tutta Italia, ognuno con la sua personalità e fascino. Oggi ti porteremo a scoprirne un po’ di più.


Ma perché così tanti dialetti? La diversità linguistica dell’Italia ha radici in una storia complessa e affascinante. Per secoli, la penisola è stata frammentata in piccoli regni, ducati, stati indipendenti e repubbliche, come la Repubblica di Venezia, il Regno di Sicilia o gli Stati Pontifici. Ognuna di queste entità ha sviluppato la propria lingua, adattandola col tempo alle influenze culturali, commerciali e politiche di ogni regione. Inoltre, le invasioni e occupazioni straniere (francesi, spagnoli, arabi e austriaci, tra gli altri) hanno lasciato tracce nelle lingue parlate. Solo con l’Unità d’Italia nel 1861 è stato stabilito l’italiano standard, basato sul toscano letterario, ma i dialetti hanno continuato a essere la lingua quotidiana della maggior parte degli italiani, soprattutto nelle aree rurali. Oggi, sebbene l’italiano unifichi il paese, i dialetti rimangono un simbolo di identità e orgoglio regionale. Vediamo alcuni esempi:


Il napoletano


Questo dialetto è vivace come la città in cui si parla e si distingue per l’accorciamento o la fusione delle parole. Una frase tipica è: “Addó magnano duje, magnano pure tre”, che in italiano si traduce come: “Dove mangiano due, mangiano anche in tre”. Un’autentica dimostrazione del calore umano del Sud!



Il siciliano


Scendendo più a sud, in Sicilia, troviamo il siciliano, un dialetto con forti influenze arabe e greche. Un esempio è: “Cu nesci arrinesci”, tradotto in italiano come: “Chi esce, riesce”, un invito al coraggio.



Il veneto


Al nord, il veneto si distingue per le vocali aperte e forti. Una frase tipica è:“Chi no ga testa, ga gambe”, che si traduce in italiano come: “Chi non ha testa, ha gambe”, un promemoria per riflettere prima di agire.


Il milanese


Un dialetto Lombardo che non manca di stile con frasi come: “A gh’è mia on’quadr a vàl minga du quater”, che in italiano si traduce: “Non c’è un quadrato che valga due quadrati”, un modo poetico per sottolineare l’unicità delle cose.



Speriamo che ti sia divertito a scoprire di più sulle tante varianti che questa splendida lingua ha da offrire. Ora che conosci alcuni dialetti, magari la prossima volta che visiterai l’Italia capirai qualcosa in più oltre a un semplice Ciao!


Quale ti è piaciuto di più? Raccontacelo!





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